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venerdì 22 maggio 2015

In ricordo di mia madre





Mi scuso con tutti voi, in questo periodo sto producendo
poco,
ma sono un po malinconica, oggi è S. Rita da Cascia
la santa delle cose impossibili
alla quale ma madre che si chiama Rita, era molto devota di seguito se vi interessa
trovate la storia di questa Santa

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Santa Rita da Cascia, una delle figure più invocate e venerate dai praticanti cattolici, nacque da Antonio Lotti ed Amata Ferri, due “pacieri di Cristo” (antenati dei moderni “mediatori civili” e/o ”conciliatori”, ndr) impegnati con le lotte tra guelfi e ghibellini, nel 1381 a Roccaporena, frazione di Cascia (PG). Le venne dato il nome di Margherita, ma ben presto tutti la chiamarono Rita.


Il primo miracolo le viene attribuito a soli 5 giorni dalla sua nascita, il miracolo delle Api Bianche: i genitori, impegnati nella mietitura, lasciarono Rita in una culla sotto ad un albero. Le si avvicinano 5 api bianche, che cominciano ad entrare e ad uscire dalla sua bocca ma senza pungerla, anzi, depositandole in bocca del miele. Un contadino, in un campo adiacente, si taglia profondamente una mano con la sua falce. Preso dal panico, lasciò il posto di lavoro in cerca di cure. Passando davanti alla culla, e vedendo le api ronzare sopra a Rita, cercò di scacciarle con l'arto ferito, che incredibilmente guarì.

Ragazza mite, umile, ubbidiente e ben educata (i genitori le insegnarono a leggere e scrivere), fin da giovanissima si appassionò alla famiglia Agostiniana, San Giovanni, Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino, tanto da voler prendere i voti e da voler frequentare assiduamente il monastero Santa Maria Maddalena di Cascia e la chiesa di San Giovanni Battista. Ma i genitori, come usanza dell'epoca, a 13 anni la promisero sposa a Paolo di Ferdinando Mancini, uomo violento, e dopo 3 anni convolò a nozze. Dal matrimonio nacquero 2 bambini, forse gemelli: Giangiacomo Antonio e Paolo Maria. Paolo di Ferdinando Mancini si era convertito grazie a Rita, ma la loro unione venne interrotta dopo 18 anni quando Paolo venne assassinato dai suoi ex compagni. La famiglia Mancini voleva vendetta, ma Rita no e non rivelò i nomi degli assassini, invocando il perdono. Quando vide che i suoi 2 figli non volevano darle retta, chiese a Dio di vederli morire piuttosto che perseguire i loro scopi sanguinari. Da lì a poco i due fratelli si ammalarono e morirono. Rimasta sola, a 36 anni provò ad entrare al Monastero Agostiniano Santa Maria Maddalena, a Cascia. Ma venne rifiutata 3 volte, per la sua condizione vedovile e perchè nel monastero c'era una suora imparentata con la famiglia di Paolo, offesa per la reticenza della Santa. Solo dopo aver pacificato le due famiglie duellanti Rita ottiene di entrare nel Monastero, nel 1407: secondo la leggenda, furono i 3 santi protettori Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino a portarla, dallo scoglio di Roccaporena dove Rita si recava per pregare, direttamente dentro al Coro.

Nel Monastero rimase fino alla sua morte, sopraggiunta il 22 Maggio del 1457 a 76 anni. E si dice che abbia compiuto almeno altri 5 prodigi prima di morire: quello della vite, ancora oggi presente all'interno del luogo di culto; quello della spina (stigmate) della corona di Cristo sulla fronte, che portò negli ultimi 15 anni della sua vita con l'eccezione del viaggio a Roma per la canonizzazione di San Nicola, quando scomparve per poi riapparire una volta tornata a Cascia; poco prima di morire, immobilizzata a letto, chiese ad una sua cugina di portarle una rosa e due fichi dalla casa paterna. Era inverno, ma i frutti c'erano e la cugina glie li portò. E la rosa divenne il simbolo ritiano per eccellenza, un'esile ed umile donna riuscita a fiorire nonostante le spine che la vita le aveva riservato, donando il buon profumo di Cristo e sciogliendo il gelido inverno di tanti cuori; il giorno della morte venne avvistato uno sciame di api nere (dette murarie) nel convento, ed ancora oggi hanno dei nidi vicino all'abero di vite; le campane suonarono da sole.

Il primo miracolo da defunta avvenne al momento di celebrare le sue esequie. Un falegname, Cicco Barbari, era da poco diventato invalido alle mani, non potendo più lavorare. Vedendo la salma di Rita, disse: “Oh, se non fossi 'struppiato', la farei io questa cassa!”. Il falegname guarì immediatamente, e le suore lo incaricarono della costruzione della “cassa umile”. Ancora oggi si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo il suo corpo, conservato all'interno della Basilica di Santa Rita da Cascia, emani profumo di rosa. È chiamata anche, oltre “Santa della Rosa” e “Santa della Spina”, dal popolo “Santa degli Impossibili” vista la quantità di miracoli attribuitole.

Fu beata, 180 anni dopo la sua morte, nel 1627 sotto il pontificato di Urbano VII. Fu canonizzata durante il Giubileo del 1900 da Leone XIII.

Ogni anno Cascia celebra il suo Santo Protettore il 22 di Maggio con la Festa di S. Rita e le Celebrazioni Ritiane.




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